In Italia, la battaglia contro i tumori stenta a decollare nonostante gli avanzamenti medici. Ci troviamo di fronte a una partecipazione scoraggiante alle campagne di screening, con solo il 43% dei quasi 16 milioni di invitati che rispondono alla chiamata. I numeri parlano chiaro: mammografia, screening colorettale, e test cervicale, ma l’adesione resta bassa, soprattutto al Sud e nelle isole.
Dietro a queste percentuali, c’è una realtà di mancata informazione, accessibilità limitata e la paura di una diagnosi che potrebbe cambiare la vita. E quando la diagnosi arriva tardi, le cure sono più invasive e onerose, pesando non solo sulla salute individuale ma anche sul sistema sanitario nel suo complesso.
Ma c’è una luce nel tunnel, grazie all’innovazione tecnologica. Entriamo nel mondo di SynDiag, un gioiello della startup italiana nata da un progetto di ricerca universitario tra il 2014 e il 2017 e trasformatasi in azienda nel 2019. Questi pionieri stanno rivoluzionando la prevenzione con “OvAi”, un’intelligenza artificiale che analizza ecografie ginecologiche alla ricerca di segnali precoci di cancro ovarico, notoriamente difficile da rilevare.
OvAi non si limita a scansionare; offre anche un archivio di casi clinici, percorsi formativi per medici, e facilita la consultazione rapida tra specialisti per secondi pareri. Questo approccio non solo potenzia il rilevamento precoce ma spinge anche verso una cultura di prevenzione più radicata e accessibile a tutti.
SynDiag è solo un esempio di come la tecnologia possa scendere in campo nella lotta contro le malattie gravi, proponendo soluzioni che potrebbero estendersi ad altre aree mediche. Con iniziative come queste, l’Italia potrebbe finalmente vedere un cambiamento nella prevenzione, rendendola non solo più efficace ma anche più accettata e meno temuta. La sfida è aperta: riuscirà l’AI a cambiare le sorti della prevenzione oncologica? Solo il tempo lo dirà.