Il grande palcoscenico del sistema elettrico globale sta vivendo un dramma energetico: come far entrare le star rinnovabili, come il solare e l’eolico, in una rete che ama la stabilità tanto quanto il caffè la mattina. Bellissime, ecologiche, ma oh quanto volubili! Dipendono dal meteo più di quanto un meteorologo possa prevedere, e questo crea non pochi grattacapi per chi cerca di mantenere le luci accese costantemente.
E sì, abbiamo i sistemi di accumulo, principalmente quelli agli ioni di litio, che, seppur utili, sono cari come un gioiello, si esauriscono come le batterie di un giocattolo a Natale e alla fine devi pure pensare a come disfartene. Attualmente abbiamo circa 200 GW di capacità di accumulo installata a livello globale, ma secondo i capi della IEA ci vogliono circa 3 TW per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione entro il 2050. Questa è la scala del problema quando si pensa all’energia necessaria per una transizione completa alle rinnovabili.
Ecco quindi che nel 2020, una brillante startup milanese di nome Energy Dome ha avuto un’illuminazione: usare la CO2, sì proprio quella, come soluzione di accumulo. Il loro sistema, affettuosamente chiamato “CO2 Battery”, fa qualcosa di quasi magico: immagazzina CO2 in forma liquida quando l’energia abbonda e la trasforma nuovamente in gas rilasciando energia quando serve.
Non è un’utopia: il sistema ha un’efficienza di stoccaggio del 75%, che va a confrontarsi quasi alla pari con l’85% delle batterie al litio (che però, invecchiando, perdono smalto). Il debutto di questa tecnologia è avvenuto nel 2022 in Sardegna, dove ha mostrato il suo valore con un costo di accumulo per MWh significativamente inferiore rispetto alle soluzioni a base di litio.
In un mondo affamato di soluzioni green che non compromettano il nostro amato pianeta, la “CO2 Battery” di Energy Dome si sta rivelando un vero game changer, ribaltando le regole del gioco dell’energia rinnovabile e, forse, scrivendo il futuro della sostenibilità energetica.