Le foreste sono il 31% della Terra, ma in pratica sono tipo il Wi-Fi del pianeta: tutto si regge su di loro, dalla biodiversità al clima, fino alla nostra salute. Peccato che l’uomo stia cliccando su “disconnetti” a una velocità allarmante. Negli ultimi 30 anni abbiamo perso oltre 420 milioni di ettari di boschi, cioè un’area grande quanto tutta l’Unione Europea. E dal 2010, abbattiamo ogni anno 4,7 milioni di ettari. Tutto questo perché l’agricoltura moderna, responsabile del 90% della deforestazione, funziona ancora con un vecchio mindset: produrre a scapito di tutto il resto.
E in Italia? Sembra che stiamo facendo i bravi: più di un terzo del nostro territorio è coperto da foreste, e negli ultimi dieci anni abbiamo registrato una crescita del 20%. Ma, spoiler, non è così. L’Italia è il secondo Paese europeo per “deforestazione importata”. Tradotto? I nostri consumi di legno, carne, soia, olio di palma, caffè e cacao ci costano 36.000 ettari di boschi all’anno in altri Paesi, roba da più di 50.000 campi da calcio. Siamo verdi in casa nostra, ma a spese di qualcun altro.
Qui entra in scena Etifor, una società di consulenza ambientale nata nel 2011 all’Università di Padova. Con il programma EMMA, aiuta le aziende a trasformare le loro filiere da distruttive a rigenerative. Analizza, mappa e propone soluzioni che non solo riducono i rischi ambientali, ma creano un impatto positivo. È come passare dalla modalità “scarico tutto e scappo” a quella “ci metto qualcosa di buono e lo lascio meglio di come l’ho trovato”.
I risultati del 2023 dimostrano che cambiare si può. Ha certificato 2.950 ettari di foreste, piantato oltre 26.000 alberi cresciuti in modo responsabile e migliorato la gestione di quasi 3.000 ettari di ecosistemi. Ha raccolto più di mezzo milione di euro per riforestare e proteggere boschi già esistenti, dimostrando che si può fare business senza buttare giù il pianeta.
La vera sfida è trasformare il rapporto con la natura in un modello di coesistenza. Con Etifor, le aziende possono ripensare il proprio ruolo e passare da spettatori a protagonisti di un cambiamento reale. Perché il futuro non sta nelle promesse, ma nelle radici che decidiamo di coltivare oggi.