Nel vecchio continente, dove l’81% delle donne rifugiate rimane disoccupato anche cinque anni dopo il loro arrivo, qualcuno ha deciso che era ora di cambiare musica. SisTech, lanciata nel 2017 da Joséphine Goube, non si limita a giocare secondo le regole—le sta riscrivendo con la tecnologia come arma segreta.
Facciamo due conti: è assurdo che solo il 45,4% delle donne rifugiate in Italia trovi lavoro, specialmente quando moltissime di loro hanno curriculum che fanno impallidire i loro attuali impieghi. Mentre i loro colleghi maschi godono di un tasso di occupazione del 71,7%, le donne si vedono spesso incasellate in lavori che non solo pagano poco, ma che le sottostimano pesantemente. È tempo di mandare in pensione questo modello.
SisTech non è il solito carrozzone benefico. È una squadra carica “a digitale”, convinta che la tecnologia sia il biglietto d’oro per cambiare vite. Con i loro programmi di formazione all’avanguardia, guidano le donne rifugiate verso carriere che non solo si addicono alle loro abilità, ma che le celebrano.
E i risultati? Sono così buoni da sembrare inventati: il 91% delle partecipanti ha rivoluzionato il proprio destino professionale. Non è magia, è pura potenza dell’empowerment.
Qui il superpotere non è volare o leggere la mente, ma equipaggiare queste donne con gli strumenti per riscrivere il loro futuro. SisTech dimostra che un po’ di empatia, un buon ascolto e una spruzzata di innovazione possono davvero costruire un mondo dove nessuno resta indietro.
Se pensi che il cambiamento sia un labirinto troppo complesso, ripensaci. Talvolta tutto ciò che serve è un’idea coraggiosa, una scintilla di azione. E magari un team come SisTech, pronto a dare quel calcio strategico che serve per aprire la strada.